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singola testata | Stampa clandestina

VOCE OPERAIA

organo del Movimento dei cattolici comunisti


Luogo:
Roma
Regione:
Lazio
Editore:
Tipografia Edoardo Angelini
Data inizio:
4 ottobre 1943
Data fine:
23 maggio 1944
Ente produttore:
Movimento dei cattolici comunisti
Tipologia:
politica
Appartenenza politica:
altri gruppi di sinistra
Numero pezzi:
13
BID:
IEI0086488

Scheda storica

Sul finire degli anni Trenta un gruppo di giovani attivi nell’Azione cattolica romana aveva dato vita a un movimento che, rifiutando le premesse ideologiche del marxismo, ne accettava le implicazioni politiche, auspicando che sulla base di una solida alleanza con i comunisti si costituisse l’asse portante della lotta al fascismo. Vi facevano parte per lo più iscritti alla congregazione mariana «La Scaletta» ed ex allievi dell’Istituto S. Apollinare, il Liceo Visconti e l’Istituto Massimo. Tra questi: Franco Rodano e Adriano Ossicini a cui si unì, tra gli altri, un vivace sacerdote, don Paolo Pecoraro.
Dopo l’8 settembre 1943 era emersa nel gruppo l’esigenza di un impegno pieno, sul piano politico e militare, nella Resistenza e nella lotta di liberazione. Aveva così preso avvio il Movimento dei cattolici comunisti, di cui «Voce Operaia» era appunto l’organo a stampa.
Il foglio, il cui primo numero fu pubblicato il 4 ottobre 1943, nacque su iniziativa di Franco Rodano e Amedeo Coccia, che decisero di dar vita al giornale durante un incontro in Santa Maria in Cappella, dove si svolgevano spesso le riunioni del gruppo. Lo diresse, per l’intero periodo clandestino, Fedele D’Amico (anche se il suo nome apparve sul foglio romano solo dopo la Liberazione).
La stampa, su iniziativa dello stesso Coccia, fu resa possibile grazie alla disponibilità del tipografo Edoardo Angelini, titolare di una bottega in via Goffredo Mameli, presso cui vennero prodotti proprio i primi quattro numeri.
La testata metteva in luce le caratteristiche del movimento, portato a dialogare con il mondo operaio, in contrapposizione con la tendenza propria dei cattolici italiani a mostrare maggiore attenzione per il movimento contadino. Un atteggiamento che si coglieva anche nell’articolo che lo stesso Rodano aveva scritto in apertura del primo numero. Per questi era, cioè, impossibile portare avanti una netta posizione antifascista operando in un «ambiente chiuso e arretrato» a cui «occorreva rispondere con «quel vero e proprio pugno nello stomaco che è, almeno per certi stomaci, l’accostamento del termine “cattolici” a “comunisti”».
Il movimento si era fin dagli esordi posto il problema di enucleare delle riflessioni che potessero sostenere e sorreggere l’impegno politico del gruppo e i primi numeri di «Voce operaia» riflettevano proprio tale esigenza, componendosi di una serie di articoli che miravano a offrire ai cattolici indicazioni e riflessioni capaci di giustificare una scelta politica e ideologica tanto ardita. Non fu un caso che lo stesso Rodano richiese il supporto filosofico di Felice Balbo, giovane pensatore cattolico. Nelle pagine di «Voce operaia» passava il tentativo di creare attorno al gruppo un pensiero in grado di offrire una «strada nuova e originale a quei cattolici che auspicavano un profondo e radicale rinnovamento politico e sociale del paese, senza per questo dover disconoscere le proprie convinzioni religiose e i valori della propria fede».
Dal settembre 1943 al giugno 1944, inoltre, il gruppo, accanto ai temi dell’elaborazione teorica del suo pensiero politico, dovette confrontarsi anche con i problemi immediati e contingenti della clandestinità e della lotta al nazifascismo durante l’occupazione tedesca di Roma. Fin dal suo primo numero, infatti, «Voce operaia» divenne strumento di guida e di coordinamento della lotta armata.
Nel gennaio 1944 il gruppo era stato ufficialmente riconosciuto dal Cln romano. La stessa formazione partigiana cattolico-comunista, nota come «Banda Ossicini», contava 744 membri. Proprio il foglio non mancò di incitare i romani, durante quei mesi, alla Resistenza attiva.
Nel periodo clandestino, fino alla liberazione di Roma, il periodico fu stampato per quattordici numeri senza una periodicità definita. A partire dal 5 giugno 1944, poi, divenne settimanale, con una sospensione delle pubblicazioni da gennaio a marzo 1945. L’ultimo numero uscì il 13 dicembre 1945.
Il formato, durante il periodo clandestino e nei primi mesi successivi alla liberazione, fu generalmente della dimensione di mezzo foglio, con 2, 4 o 8 pagine. Dal 13 novembre 1944 al 16 aprile 1945, in testa all’ultima pagina apparvero due piccoli riquadri, a destra e a sinistra, con brevi citazioni, generalmente di Pio XII, Stalin, San Paolo, oppure con motti o osservazioni brevi di carattere politico.
Nel corso dei mesi in cui fu diffuso clandestinamente, il periodico fu privo di rubriche fisse, ad eccezione di «Cronache nere», dedicata alla descrizione dei misfatti fascisti.

Bibliografia/Sitografia:
-R. Vommaro, La Resistenza dei cattolici a Roma (1943-1944), Odradek, Roma, 2009.
-F. Malgeri, «Voce operaia». Dai cattolici comunisti alla sinistra cristiana (1943-1945), Edizioni Studium, Roma, 1992.
-L. Badeschi, Cattolici e comunisti. Dal socialismo crisitiano ai crisitiani marxisti, Feltrinelli, Milano, 1974.
-M. Coccia, La sinistra cattolica e la Resistenza, Cei, Roma-Milano, 1966.
E. Piscicelli, Storia della Resistenza romana, Laterza, Bari 1965.

Sottotitoli del periodico: organo del Movimento dei cattolici comunisti

Autore della scheda: Eugenia Corbino

Numeri disponibili

1943

4 ottobre . Numero 1, anno 1Leggi il numero -->
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26 ottobre . Numero 4, anno 1Leggi il numero -->
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9 novembre . Numero 5, anno 1Leggi il numero -->
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4 dicembre . Numero 7, anno 1Leggi il numero -->
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16 dicembre . Numero 8, anno 1Leggi il numero -->
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1944

5 gennaio . Numero 9, anno 1Leggi il numero -->
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15 gennaio . Numero 10, anno 1Leggi il numero -->
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28 gennaio . Numero 11, anno 1Leggi il numero -->
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27 febbraio . Numero 12, anno 1Leggi il numero -->
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