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singola testata | Stampa clandestina

BANDIERA ROSSA

Organo del movimento comunista d'Italia


Luogo:
Roma
Regione:
Lazio
Data inizio:
5 ottobre 1943
Data fine:
5 gennaio 1944
Ente produttore:
Movimento comunista d'Italia
Tipologia:
politica
Appartenenza politica:
comunista
Numero pezzi:
8
BID:
TO00207055

Scheda storica

Il Movimento Comunista d’Italia (Mcd’I), più noto con il nome di «Bandiera Rossa», dal suo organo a stampa, nacque con posizioni politiche di dissenso rispetto al Pci di Togliatti. Il gruppo si costituì nella seconda metà dell’agosto 1943, per iniziativa di alcuni elementi del gruppo «Scintilla», fondato nel 1935 dall’avvocato Raffaele De Luca, socialista, Francesco Cretara, incisore, Orfeo Mucci, falegname e figlio di un anarchico del quartiere San Lorenzo, Antonino Poce, elettricista del quartiere Ponte, a cui si aggregarono presto membri di altri gruppi comunisti e socialisti di tendenza libertaria.
Il Movimento teorizzava la suddivisione del processo rivoluzionario in due tempi: a una prima fase, caratterizzata dalla lotta contro il nazifascismo, avrebbe fatto seguito l’accentuazione della lotta di classe; un processo in cui la Resistenza costituiva il primo passo verso il successivo sbocco rivoluzionario. Il gruppo si pronunciò da subito per l’abbattimento della monarchia e la caduta del governo Badoglio e, pur riconoscendo all'Urss il ruolo di guida della rivoluzione mondiale, si rifiutò di aderire al Cln. Nonostante questa sua intransigenza, pensata e praticata, e la denuncia della “moderazione” del Pci, seppe raccogliere adesioni di anarchici, cattolici, massoni, repubblicani e socialisti come i fratelli Carlo e Matteo Matteotti, figli di Giacomo, intellettuali come Guido Piovene, artisti come il tenore Nicola Ugo Stame; «Bandiera Rossa» aveva, inoltre, forti cellule tra i postetelegrafonici, vigili del fuoco, ferrovieri, lavoratori della Teti, l'anagrafe, e l'Eiar, anche se ciò che più caratterizzò la compagine fu il suo radicamento nelle borgate romane (San Lorenzo, Centocelle, Tor Pignattara, Tiburtino, Primavalle ecc.). I militanti, attivi anche nei combattimenti, parteciparono a numerose azioni armate, subendo gravi perdite nel corso dei sei mesi di occupazione: 186 morti, su 1.183 militari riconosciuti come partigiani combattenti. Inoltre, proprio nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, persero la vita 52 aderenti, tra cui alcuni dei suoi dirigenti (Aladino Govoni, Uccio Pisino, Nicola Stame, Enzo Lombardi).
Parallelamente all’organizzazione militare e politica, venne istituito anche un Comitato per la stampa e la propaganda incaricato di produrre e diffondere il foglio del Movimento, «Bandiera Rossa», appunto. Ne era direttore Fedele Chilanti, con la collaborazione di Francesco Cretara, che per alcuni mesi se ne occupò in prima persona, istallandone la “redazione” in una grotta naturale al Quadraro; vi partecipavano anche Raffele De Luca, Alberto Battara e i fratelli Matteotti.
Il foglio uscì a cadenza settimanale tra il 5 ottobre 1943 e il 5 gennaio 1944, quando la scoperta della tipografia clandestina da parte della polizia fascista causò la sospensione delle pubblicazioni; riapparirà solo quattro volte prima della Liberazione. In tale periodo il giornale sarà parzialmente sostituito da un bollettino ciclostilato intitolato «Direttive Rivoluzionarie».
Mancano cifre certe circa la tiratura: Chilanti scrive, tuttavia, che di un numero si arrivò a stampare circa 12.000 copie, mentre si parla di circa 5.000 per le altre edizioni. Si trattava di cifre importanti, se si pensa che solo l’edizione romana dell’«Unità» raggiunse le 8.000 copie, mentre la maggior parte dei fogli clandestini si attestò tra le 1.000-2.000.
I primi numeri di «Bandiera Rossa» presentavano il programma politico del Movimento, con costanti richiami alla teoria marxista e con giudizi positivi nei riguardi dell’Urss staliniana, considerata la patria del socialismo realizzato. Assai critici erano, invece, i giudizi nei riguardi del governo Badoglio e verso la politica unitaria del Pci, accusato di vanificare la prospettiva rivoluzionaria.
La proposta politica avanzata dal settimanale era quella di dare vita a un fronte unitario di tutte le forze di sinistra, alternativo all’alleanza democratico-borghese delle forze unitesi nel Cln. La polemica con il Pci, inoltre, si fece più radicale in seguito alla svolta di Salerno e di fronte a un Partito Comunista che sottolineava il carattere nazionale della lotta di liberazione.
Dopo la liberazione «Bandiera Rossa» venne colpita da un provvedimento di censura alleato per quasi un anno; riprenderà le pubblicazioni nel febbraio del ’45 senza autorizzazione. L’avventura del Movimento terminerà formalmente nel 1949.

Bibliografia/Sitografia:
E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, Vol. II, Einaudi, Torino, 2006.
S. Corvisieri, Bandiera rossa nella resistenza romana, Odradek, Roma, 2005.
G. Chilanti, Bandiera rossa e borsa nera: la Resistenza nel diario di un'adolescente, Mursia, Milano, 1998.
R. Gremmo, I comunisti di Bandiera rossa: l'opposizione rivoluzionaria del Movimento comunista d'Italia (1944-1947), Edizioni Elf, Biella, 1996.

Sottotitoli del periodico: Organo del movimento comunista d'Italia

Autore della scheda: Eugenia Corbino

Numeri disponibili

1943

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